giovedì 20 giugno 2019

Blog Tour Ambientazione IV Tappa - Salerno- Le cicatrici che non ho di Marianna Pizzipaolo

Ciao lettori erranti,
 il blog oggi è  lieto di ospitare la tappa del blog tour dedicato all' ambientazione di Le cicatrici che non ho di  Marianna Pizzipaolo, con più precisione Salerno:







- SALERNO- 





I tacchi che scandiscono il tempo, che contano i passi che vanno a calpestare i sanpietrini che
lastricano il corso. Corre, Mariè, mi corre incontro come una modella che calca con disinvoltura la
passerella durante la settimana della moda.
Seduta ad un tavolino di un bar del corso, è qui che ci siamo date appuntamento, un aperitivo
all’Emanuel per cominciare il mio tour della città, poi un giro nei Mercanti, qualcosa da mangiare a
via Roma e per finire il lungomare fino ad arrivare a Santa Teresa.
Ha fatto un programma dettagliato delle cose da fare, dei luoghi da vivere, ha preso con estrema
serietà il suo ruolo da cicerone, Mariè.
Si è impegnata per farmi amare questa terra, mi ha detto che non posso andare via senza essermi
innamorata di Salerno, me l’ha promesso.
«Eccomi!» agito una mano nella sua direzione per farmi notare, lei mi sorride e si accomoda
accanto a me.
«Aspetti da molto?» mi chiede, «no appena arrivata, giusto il tempo di accomodarmi...» «bene,
allora cominciamo con le esperienze salernitane, prima cosa da fare è aperitivo sul corso» fa un
cenno al cameriere di avvicinarsi, ordina da bere e in men che non si dica ci ritroviamo a
chiacchierare con uno spritz in mano.
«Eri mai stata a Salerno?» «no, mai stata» «e cosa te ne sembra?» mi chiede curiosa, le dita sottili
che fanno ondeggiare il liquido nel bicchiere.
«Per adesso direi che mi piace!» «direi che è un buon inizio, anche se il mio obiettivo finale è
fartela amare...» mi fa l’occhiolino.
Continuiamo a chiacchierare finché nei bicchieri non resta altro che ghiaccio e una fettina
d’arancia, le chiedo da quanto tempo vive qui, lei mi racconta un po’ della sua vita, della sua storia,
descrive emozioni, indica luoghi, racconta aneddoti di persone sconosciute ma che dopo un po’
diventano familiari anche a me, poi chiede il conto, «aspetta! Facciamo a metà» le dico, mi guarda
in cagnesco mentre porge una banconota al cameriere, «non pensarci nemmeno, sei a Salerno e
sei mia ospite!» e il suo sguardo autoritario mi impedisce di insistere oltre, ci alziamo e comincio il
mio tour.
Pochi passi lungo il corso, e ci ritroviamo in piazza Portanova, «è bella, Salerno, e non lo dico
perché è mia, ma è oggettivamente bella, ed è bella d’estate perché ti basta chiudere gli occhi per
sentire il rumore del mare che se ne sta al di là dei palazzi, è bella d’estate, ma d’inverno è
magica... vedi questa piazza?» con le mani indica l’immenso spazio davanti a noi, «questa è la
piazza dell’albero di Natale, è come se fosse il salotto di casa, questa piazza è il salotto di tutti i
salernitani. D’inverno un enorme albero spicca qui nel centro, migliaia di luci si diramano
tutt’intorno e illuminano la città... è incredibile, e a parole è difficile descriverla, dovrai
necessariamente tornare questo inverno per respirare un po’ di magia natalizia!» e direi che sarà il
caso di tornare quest’inverno per perdermi in queste luci, tra queste strade...
Ci allontaniamo da questa piazza e da quell’albero che non c’è, ci inoltriamo nei Mercanti, nella
parte più antica, quella che profuma di passato, e Mariè mi racconta di quello che è stato, alterna
la storia di questa città, agli aneddoti della sua vita, quelli della ragazzina che era.
«Sotto quell’arco, contro quel muro, ho dato uno dei baci più belli della mia vita» lo dice con gli
occhi pieni di una felicità che solo alcuni ricordi sono capaci di dare.
Dai Mercanti ci ritroviamo poi in villa comunale, tra bambini che giocano e mamme troppo
apprensive che faticano a godersi il momento, «è come se mi vedessi qui, è come se mi vedessi
da lontano, io con gli occhi pieni di luci che passeggio mano nella mano con chi credevo potesse
rubarmi il cuore...» dice, e stavolta, negli occhi, non c’è la felicità di qualche minuto fa.
Adesso nei suoi occhi c’è la disillusione di chi ha amato, forse, una volta di troppo...
Una pizzetta presa a Via Roma e mangiata di fretta sul lungomare, con le mani unte e le bocche
ustionate, i passi che si allungano verso la spiaggia che si allarga, verso Santa Teresa.
«Vedi quelle luci là in fondo?» seguo il suo dito puntato in lontananza e annuisco, «lì è piazza della
Concordia, lì c’è il molo, ci sono gli scogli, lì passavo le giornate quando facevo filone al liceo, lì ho
fumato la mia prima sigaretta, ho dato il mio primo bacio al sapore di marijuana...» e ritorna il
sorriso nei suoi occhi mentre ripensa a quei giorni così lontani, così spensierati.
«Quanta acqua è passata sotto i ponti da allora, sembra passata una vita, o forse pure più di una...
non puoi capire quanto mi sento vecchia in certi momenti...» sospira con gli occhi ancora puntati in
quella direzione fatta di giorni passati.
«Dai... sei giovanissima...» le dico, ed è così, è una giovane donna con ancora tutta una vita
davanti.

«La giovinezza non è data dall’età, ma da quanta vita ti è caduta addosso...» dice con un sorriso
un po’ amaro, e direi che non posso darle torto.
«Allora? Giudizio complessivo? Sono riuscita a farti amare la mia città?» si riscuote da quello che
è stato, ritorna al presente, «sei stata brava, sei riuscita a farmi innamorare di Salerno...» ed è
così, grazie a lei, mi sono innamorata dell’aria che si respira in questa terra.
Sorride, Mariè, soddisfatta di essere riuscita a far rubare un altro cuore alla sua Salerno.
Finisce sul lungomare, il mio incontro con questa città, ci siamo lasciate Santa Teresa alle spalle,
quella spiaggia circondata da palme che salgono fino in cielo e vanno ad appoggiarsi alla luna,
sembra di essere su una di quelle spiagge americane in cui ti aspetti di vedere un bagnino che
salta giù dalla torretta e si tuffa tra le onde dell’oceano pronto a salvare qualche vita.
E invece di onde neanche l’ombra, c’è solo il rumore placido del mare che si mischia a qualche
musica di sottofondo...
E mentre io mi ero persa a guardare il mare, Mariè si è allontanata per un attimo da me, e adesso
me la ritrovo accanto, un sacchetto di carta pieno di caramelle tra le mani.
La guardo con espressione interrogativa, ma lei fa spallucce camminandomi accanto.
Passeggiamo in silenzio per un po’, il mio tempo qui sta per finire, quando all’improvviso, lei
comincia a correre, mi stranisco, non so cosa pensare, poi ad un tratto capisco tutto e un sorriso
che scalda il cuore si impadronisce di me...
«Ika! Ika! Mi sei mancata!» un cucciolo d’uomo si fionda tra le braccia di Mariè e quasi la soffoca di
baci, mentre lei lo stringe forte e dice: «Anche tu mi sei mancato da morire tesoro mio…»




Di seguito vi lascio il calendario di questo blog tour, al termine potete partecipare al Giveawey e potete provare a vincere una copia cartacea di Le cicatrici che non ho di Marianna Pizzipaolo, seguendo queste due semplice e obbligatorie regole:

- Sguire  e commentare  ogni tappa del BT

- Seguire la scrittrice su Instagram




17 Giugno - TRAMA
18 Giugno - CURIOSITA'
19 Giugno - PERSONAGGI
20 Giugno - AMBIENTAZIONE
Salerno - Libri e Librai
21 Giugno - INTERVISTA AUTRICE
22 Giugno - RECENSIONI



Ella

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